Ha 94 anni, ha abbandonato la fotografia nel 1984, vive in Puglia guidando un ashram “per la trasformazione delle persone e per la purificazione della loro mente, per la meditazione e per il karma yoga”, eppure Lisetta Carmi ed i suoi lavori sono più attuali che mai. Fortunatamente infatti, dopo lunghi anni di oblio, le fotografie di Lisetta Carmi sono oggi oggetto di grande attenzione e sono esposte in numerose mostre personali e di gruppo. Lo dimostra in pieno una bella e ricca antologica romana a lei dedicata, che permette di seguire con precisione tutto la sua vicenda artistica.
Una mostra che racconta l’intensa vita professionale della fotografa genovese, donna dalla grande personalità espressiva e dalla straordinaria vicenda umana. Circa 170 immagini, tra le quali numerose inedite, gli originali di alcuni libri d’artista da lei stessa realizzati tra gli anni Sessanta e Settanta dello scorso secolo, le sue amate macchine fotografiche originali (Leica e Nikon) ripercorrono in un esaustivo percorso espositivo i circa venti anni durante i quali la Carmi si è completamente dedicata alla fotografia con sguardo sincero. Dai bambini nei campi profughi palestinesi ai camalli del porto di Genova, il suo sguardo curioso e lucido rimane punto imprescindibile per la conoscenza profonda di luoghi e persone.
Dopo aver abbandonato una avviata carriera da pianista, Lisetta Carmi si affaccia all’arte fotografica agli inizi degli anni ’60 realizzando i primi reportage nella sua città natale. Tra le prime sezioni visitabili in mostra c’è proprio Genova: la città, il porto, un insieme di tre reportage che raccontano L’Italsider del 1962, una piccola serie di scatti fotografici dei cantieri e degli interni delle acciaierie, Genova Porto del 1964, uno dei più significativi reportage del dopoguerra sul tema del lavoro che testimonia l’intensa attività del porto con particolare attenzione alla difficile situazione dei portuali, costretti a lavorare in condizioni disumane e Erotismo e autoritarismo a Staglieno del 1966, dedicato alla straordinarietà e al fascino del cimitero monumentale del quartiere genovese.
Percorrendo il piano terra del Museo ci si imbatte successivamente nella sezione intitolata I reportage, i viaggi con altri tre lavori dedicati ai primi spostamenti di Lisetta Carmi. Piadena del 1965 è un affresco d’epoca che la fotografa realizza nella città della Bassa Cremonese, mettendo in risalto strade, portici, visi, gesti di quella che in quegli anni era considerata una sorta di laboratorio culturale. Ma l’indomabile volontà di capire e conoscere il mondo della fotografa non si ferma alla periferia italiana ma la spinge a realizzare reportage di viaggio in diverse parti del mondo. Nel segmento I viaggi: Capire il mondo sono raccontati gli spostamenti della Carmi in Israele, America Latina, India, Afghanistan, Pakistan e Nepal.
Dai luoghi alla lunga collezione di volti. Nella sezione Le persone, i ritratti è possibile apprezzare dodici dei venti scatti che compongono l’intenso lavoro del 1966 dedicato a Ezra Pound, che le valse il prestigioso Premio Niépce per l’Italia. A completare la sezione la lunga sequenza di Ritratti, tra cui quelli di Lucio Fontana, Lele Luzzati, Leonardo Sciascia, Edoardo Sanguineti, Alberto Arbasino, Sylvano Bussotti, Jacques Lacan e numerosi altri.
Da notare che è presente in mostra il reportage I Travestiti, uno dei più importanti della sua carriera e ormai icona del lavoro di Lisetta Carmi, nonché riflessione sull’attuale tematica dell’identità di genere con immagini di grande impatto percettivo, esposte in tutto il mondo .Una splendida testimonianza della sua costante attenzione al mondo degli esclusi, dei dimenticati, degli ultimi.
Lisetta Carmi. La bellezza della verità
Roma, Museo in Trastevere.
Fino al 3 Marzo 2019
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